Elliott Smith – Roman Candle

Elliott Smith - Roman Candle

Gli HeatMiser hanno avuto un peso musicale decisamente inferiore rispetto alla carriera solista seppur breve di Elliott Smith, uno dei rari casi in cui il progetto solista postumo ha avuto più successo del progetto di band precedente. Roman Candle è un album registrato mentre Smith stava calcando i palcoscenici come vocalist degli Heatmiser, evento che probabilmente ha dato il là alla scelta di approcciare definitivamente ad una carriera solista, molto più riconoscibile e meno anonima rispetto alla sua precedente carriera, inizia perciò una nuova vita nella quale vengono riversate le paure e le fobie della precedente; il Nick Drake della generazione X, tanto disadattato quanto disperato. Cosa accade a Smith, che piano piano si lascia intossicare dai suoi problemi.

Registrato nello scantinato del manager degli Heatmiser J.J.Gonson (sembra molto una storia alla Beautiful così), l’album mantiene un’anima grezza, a questa sonorità contribuisce anche dal registratore (prestato) a 4 tracce col quale Smith ha catturato gli strumenti (una chitarra prestata anch’essa) da lui suonati. Non vi ricorda la storia di Nebraska?

C’è anche da dire che questo lavoro non era stato pensato per essere pubblicato, ma quando la ragazza di allora di Smith spedì la cassetta al Cavity Search Records, se ne innamorarono e fecero di tutto per poterlo pubblicare. Naturalmente lo spirito restio di Smith gli impose di porre un veto, che successivamente venne scardinato considerata l’insistenza di chi credeva fortemente in lui.

Il fatto che Smith si dimostrasse restio alla pubblicizzazione di questa sua demo, è strettamente riconducibile al periodo storico fortemente influenzato dal grunge che in quei tempi determinava mode, musica e stili di vita: “Ho pensato che la mia testa potesse essere tagliata appena avesse fatto capolino, insomma, qualcosa di così opposto al grunge che in quel momento era così popolare… il fatto che quest’album fosse ben accolto, è stato uno shock totale, ed ha immediatamente eclissato gli Heatmiser, sfortunatamente.”

Il percorso solista di Smith poco rappresenta quanto già registrato con gli Heatmiser: “L’idea di suonare la mia musica per la gente non mi era mai passata per la testa… perché all’epoca c’era il Nord-Ovest (Mudhoney e Nirvana) e andare a suonare uno spettacolo acustico era come strisciare fuori e sbilanciarsi talmente tanto da rischiare di venir giustiziato al momento.”

Il distacco dal grunge da quanto già fatto – per una elaborazione maggiormente raffinata, scarna e spoglia di tutta la rabbia che aveva investito gran parte della generazione X -concede a Smith di distaccarsi in punta di piedi dagli Heatmiser, praticando inconsapevolmente l’eutanasia per rendere conto ad un disegno maggiore e a più ampio respiro, che vedrà lo zenit nella morte del maudit. Interprete di una vita che appare effimera e di poco conto – quasi un flato impercettibile come la sua voce – ma il vuoto lasciato da Smith è più grande di quanto si pensi. Smith è stato l’ultima roccaforte della musica a tu per tu, il fido amico pronto ad accompagnare i momenti di depressione con composizioni che anche se malinconiche riescono nell’intento di cullare il disagio e annullarlo magicamente, abbiamo perso un autore capace di emozionarsi negli show radiofonici, di non finire nemmeno una canzone cominciata perché saturo di essa. Abbiamo perso la verità che di sicuro non troveremo in Pezzali o altri poeti contemporanei gggiovani e pieni di argomentazioni sulla T1pA e su quanto sia Ganzo andare in giro collo Sco0teErrr!1!1!!  O fare una canzone su quanto sia difficile conseguire la licenza di guida al giorno d’oggi, minkia troppo paxxo il MAXXXX!

C’è da dire che il fascino che esercitano su di me i musicisti morti è del tutto simile a quello di una calamita allo sportello del frigorifero. Provvederò a pubblicare qualcosa riguardante gente viva (forse).

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4 pensieri su “Elliott Smith – Roman Candle

    • Fermo restando che si puó manifestare il proprio dissenso con parole più civili, lo stile di questo spazio digitale è scanzonato e leggero.
      È frequente il cambio di registro narrativo (dall’alto al basso) un po’ per parodiare altre realtà del settore, un po’ per avvicinare chi è digiuno di dischi poco conosciuti (o di difficile assorbimento). So benissimo che per questo motivo si possono creare dei cortocircuiti importanti, ma è qualcosa di fortemente voluto. Spero che la mia spiegazione sia stata esaustiva 🙂

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