Se vi dicessi che sto scrivendo questo articolo perché Evil Morty mi ha suggerito di farlo?
Non credo delegittimerebbe la scelta effettuata, anzi, trattasi di un’epifania che ben si incastona nel ciclo di articoli previsti. For The Damaged Coda, è un brano che esiste e non esiste, nascosto nella penombra, seppur non figuri nella tracklist chiude Melody Of Certain Damaged Lemons, riprendendo la splendida melodia di For The Damaged e di Equally Damaged (ad apertura del disco).
Ricapitolando, prima di cominciare con la lettura vi consiglio di raccogliere più Schmeckles possibili e farvi una bella scorta di salsa szechuan (se vi state facendo delle domande sulla mia salute mentale, siete voi quelli sbagliati… e cominciate a guardare Rick & Morty, pezzenti!).
Per chi non lo sapesse i Blonde Redhead – a dispetto del nome (preso in prestito dal brano dei DNA di Arto Linsday) – sono un gruppo che più italiano non sì può, i gemelli Pace intraprendono il progetto con la cantante Kazu Makino stabilendo un sodalizio che ancora oggi continua, oltre che dai risultati indiscutibili.
Ho deciso di scrivere a proposito di Melody Of Certain Damaged Lemons in quanto è il disco – che assieme al successivo Misery Is A Butterfly – segna il cambio di rotta fisiologico della band, la morbidezza a scapito delle spigolosità sonore, ma soprattutto i Blonde Redhead vengono finalmente riconosciuti come un gruppo con la propria identità, non più il clone dei Sonic Youth.
“È innegabile, come ho già detto, che Melody of Certain Damaged Lemons, come Misery Is A Butterfly siano stati fondamentali nella nostra storia […]” ricorda Amedeo Pace, questi album hanno generato un ricambio di pubblico (non che i gemelli Pace e l’esimia Makino si concentrino sul pubblico quando pensano musica)” Forse alcuni di quelli che ci seguivano prima di quei due dischi, parlo di gente appartenente a una certa scena, quella dei Fugazi, [lo storico produttore dei Blonde Readhead è Guy Picciotto, nonché storico chitarrista dei Fugazi ndr] appunto, ma anche quella più legata al noise rock, in quel momento hanno smesso di farlo e sono arrivati nuovi ascoltatori. La nostra musica ha smesso di essere essenzialmente ‘americana’ ed è diventata più europea. Però, insomma, noi facciamo il nostro percorso, disinteressandoci di quello che pensa il pubblico”.
Melody of Certain Damaged Lemons si lascia avvicinare ed ascoltare, i Blonde Redhead sono ammansiti facendosi ascoltare anche da chi è lontano – o digiuno – dai loro precedenti lavori. Se non avete mai ascoltato questi ragazzi, sicuramente Melody rappresenta il disco adatto per muovere i primi passi nel loro mondo, lasciandosi portare per mano da Kazu Makino e dalla sua voce dolce, rispettosa, tipicamente asiatica.
E poi con un nome del genere, non credo che il vostro senso di ragno per la curiosità non titilli un minimo. A sentire Kazu damaged lemons è un gergo per intendere le macchine in panne in autostrada “è come per le nostre melodie, che necessitano di essere espresse ma rischiano di fermarsi da un momento all’altro”, un parallelismo che indica come talvolta i processi creativi della band si ingolfino per la troppa foga di esprimersi o per un guazzabuio di idee da fetare (un problema affrontato per necessità nel successivo Misery Is A Butterfly, ma questa è un’altra storia).
Non vorrei tediarvi ulteriormente, mettete su Melody of Certain Damaged Lemons così che possa salutarvi con un sonoro
Wubba Lubba Dub Dub!
P.S. le interviste presenti nell’articolo sono tratte dall’articolo web di Emiliano Colasanti per Rolling Stones (19 Luglio 2016) e di Maurizio Narciso per Rumore (14 Luglio 2016)
Ho visto il tour di questo splendido album all’ interzona di VR. Uuaaauuuuu
Poi rivisti qui
http://www.sullamaca.it/blonde-redhead-padova-11-07-2015-11/
meraviglia! io ho adorato tantissimo quest’album
Un gran gruppo, mi piacerebbe sentire un nuovo album.
Questo album è un frutto un po’ acerbo ma molto gustoso, in attesa dei prossimi…
sì esatto, l’aspetto che prediligo in Melody è la sua asperità, l’imperfezione tangibile