La guerra è pace.
La libertà è schiavitù.
L’ignoranza è forza.
Questi i concetti imposti dall’Oceania e combattuti strenuamente da Winston Smith, anche se poi purtroppo si trova ad accettare una verità imposta, quel 2+2=5.
Per chi non avesse letto 1984, vi ho praticamente spoilerato il libro, ma ve lo meritate, perché avreste dovuto leggerlo.
Hail To The Thief è la frase che viene nominata durante la canzone di apertura dell’album 2+2=5, si vocifera sia un sasso tirato in direzione dell’amministrazione Bush e delle sue discutibili politiche, difatti ai comizi George Dabliu veniva accolto al grido di Hail To The Chief.
Yorke ha smentito questa chiave di lettura, salvo riabilitarla in seguito. “Ho provato ad evitare di vestire le parole di un senso specifico, ho cercato di spostarmi lontano da ciò che accade. Anche perché brani come I Will e Myxomatosis sono stati scritti circa 3-4 anni fa [rispetto all’uscita dell’album naturalmente ndr]. […] Quando stiamo registrando, cerco di tenere fuori tutta la merda che ci circonda”.
Sì, però Tommasino se lasci appese le parole, è facile poi che vengano estrapolate delle interpretazione a comando, suvvia!
Questo lungo lungo cappello introduttivo mi da il là per presentare Hail To The Thief in maniera acchiappona, un disco registrato per catturare il sound live dei Radiohead in 2 settimane di sessione – con il ritmo di una canzone al giorno – negli studi di Los Angeles (luogo che ha influenzato in qualche modo il sound e l’artwork sempre a cura di Stanley Donwood [ha annotato parole riportate nei cartelloni pubblicitari a bordo strada e li ha distribuiti in una mappa ideale]), evitando il riproporsi di mesi agonizzanti in studio come per i precedenti lavori, portando i simpaticissimi membri dei Radiohead più volte vicini alle mani.
I tempi di registrazione risultano rapidi anche a seguito del fatto che Thommy e compagnia bella (come anticipato poche righe sopra) avevano gran parte del materiale – 12 dei 14 brani presenti in Hail – già rodato da anni di concerti o lasciato maturare.
Hail To The Thief esce dai canoni stabiliti con Kid A ed Amnesiac, ha un’impostazione differente, porta dietro l’esperienza e un po’ del sound dei precedenti ma risulta più estroverso. La peculiarità risiede nel doppio titolo che ogni brano ha, anche il disco ha un sottotitolo ovvero Gloaming (il crepuscolo) che ne lascia trasparire il messaggio (oppure no Thom?)
L’album è stato leakato 10 settimane prima dell’uscita effettiva, con un paio di brani incompleti di mixaggio. La delusione da parte della band è tangibile, lo stesso Jonny Greenwood puntualizza a proposito “ci siamo incazzati ad essere onesti… un lavoro che non avevamo terminato è stato rilasciato in questo modo […], non ce l’ho con chi ha scaricato, ma per la situazione. […] Comunque sono felice che sia piaciuto”. Probabilmente quanto accaduto ha spinto i Radiohead alla pubblicazione di In Rainbow con il download ad offerta.
Un po’ di curiosità in pillole? TIpo che la scaletta dei brani è stata ordinata da Ed O’Brien e Phil Selway, e che Wolf At The Door (ispirata all’immaginario fiabesco dei fratelli Grimm) posizionata alla fine è come se rappresentasse il risveglio dopo un incubo (ovvero l’ascolto di un album dai temi angoscianti).
Ah, dimenticavo, Wolf At The Door è stata riproposta in italiano da Dolcenera con il titolo di Il Luminal D’Immenso (L’ombra di Lui)… con il senno di poi, direi che questa canzone ha rappresentato l’inizio di un incubo.
Ho tutti i loro dischi, presi in tempi diversi rispetto alla data d’uscita, una band che vidi una volta dal vivo, questo per dire che mi piacciono ma faccio fatica ad entrare nelle loro corde.
sai che è la stessa sensazione che ho io? Apprezzo molto alcuni loro lavori (da come hai avuto modo di leggere in questi mesi), ma non mi scaldano più di tanto il cuore, rispetto a tante altre band che amo in maniera travolgente 🙂