Radiohead – The Bends

Radiohead - The Bends

Dopo Pablo Honey – esordio e puro calderone di stili – The Bends rappresenta l’identità che i Radiohead hanno deciso di vestire, una ricerca di sonorità e una depressione di fondo che contraddistingueranno tutti gli album a venire.

“Riconoscibilità” è  il sostantivo adatto per spiegare quest’album, tale “riconoscibilità” è stata cercata da tutti i membri della band (su tutti da Jonny Greenwood) al fine di prendere le distanze dal successo – considerato troppo commerciale e popular – ottenuto tramite i singoli del precedente album, su tutti Creep canzone richiesta con insistenza durante ogni loro concerto (l’odio dei Radiohead verso Creep è risaputo, forse per questo motivo Thom Yorke, sfregandosi le mani ed ammiccando con l’occhio birbo, ha deciso di accordare a Vasco il permesso di farla odiare anche ai più).

The Bends è un tripudio, viene immediatamente acclamato ed incensato dalla critica che ne esalta le qualità ponendolo nei must have di ogni musicofilo. Alcuni brani come Fake Plastic Trees e Street Spirit (Fade Out) sono prodromi di OK Computer, le tematiche dei testi – influenzate dal periodo di stallo vissuto tra Yorke e il resto della band – sono state sviluppate durante il tour americano e sono una critica aspra verso la società dell’epoca.

Just è forse il pezzo più rappresentativo, con un assolo finale che martella i timpani e con un ritmo ipnotico che stordisce l’ascoltatore. La canzone dovrebbe essere dedicata ad un amico vanesio di Yorke.

La celebrità di questo brano è in gran parte legata al videoclip che – oltre a mostrare la band intenta a suonare ed affacciarsi dalla finestra di un palazzo per vedere cosa accade – ritrae un tipo che si sdraia in mezzo ad un marciapiede attirando l’attenzione di gente curiosa, che cerca di capire cosa sia successo. La conversazione tra queste persone – riportata agli spettatori mediante dei sottotitoli – raggiunge un climax che porta loro a chiedere al tizio sdraiato le motivazioni del suo gesto.

Lui risponde senza problemi, ma quei simpaticoni dei Radiohead ci tolgono i sottotitoli e noi non capiamo un cazzo.

Fatto sta che alla fine tutti si sdraiano sul marciapiede… lo so, detto così è una merda, ma che ci volete fare?…

Secondo alcuni detrattori sia il regista che la band non hanno mai saputo cosa far dire al tipo sdraiato, lavandosene le mani e togliendo i sottotitoli. Secondo altri le parole pronunciate potrebbero essere “Il fondo è la nuova vetta” o “I Radiohead sono alla finestra”, che dimostrerebbe già quanto il loro ego fosse spropositato sin dagli albori.

High and Dry proviene dalle sessioni di registrazione di Pablo Honey, scartata perché a detta della band troppo simile ad un pezzo di Rod Stewart, è stata poi introdotta senza eccessivi patemi d’animo in The Bends.

Diversa è la genesi di Fake Plastic Trees, che prende forma dopo un concerto di Jeff Buckley.

I Radiohead aveva incontrato difficoltà nel concepimento di questo brano e una pausa presa per andare a vedere il concerto di Buckley si è dimostrata provvidenziale; il fascino e lo stile esercitato dal cantautore statunitense ha mostrato la via per il completamento della canzone.

Street Spirit (Fade Out) è la tipica canzone che ti induce al suicidio: bella, bellissima, ma da non sentire durante una crisi depressiva. Lo stesso Yorke ha descritto questo brano come un tunnel oscuro senza la luce alla fine… insomma un segnale di speranza. Per chi volesse tagliarsi le vene e cercasse ispirazione, è stata reinterpretata anche da Peter Gabriel (se siete alla ricerca di stimoli per non vivere più, ve la consiglio).

L’artwork è curato da Stanley Donwood in collaborazione con “sòtuttoio” Yorke, che originariamente aveva in mente di utilizzare per la copertina un polmone d’acciaio salvo poi cambiare idea. La copertina è stata realizzata proprio all’ultimo minuto con una foto edulcorata di un fantoccio medico con la faccia di Yorke.

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