Judee Sill – Heart Food

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Ho avuto un colpo di fulmine con Heart Food, è un disco che ho consumato e mi ha accompagnato per molto, perché è estremamente intimo e rilassante. È un disco ambizioso, talvolta criticato per questo suo aspetto, ma le melodie e le linee vocali che si ascoltano in Heart Food le potete ritrovare in tutta la musica leggera attuale senza star troppo a cercare col lanternino.

Rispetto al disco d’esordio, prodotto con l’aiuto di Graham Nash, qui c’è un’evoluzione nelle sonorità che attinge proprio dagli impasti vocali di Nash e Crosby – ricreati con delle sovraincisioni della voce della Sill persistenti – che mescolati alla chitarra acustica, al piano, all’armonica e alla slide guitar offrono un ambiente sonoro strettamente confidenziale e morbido. È importante fare un piccolo inciso per aiutare a comprendere meglio le sfaccettature della Sill, l’elemento cardine nella vita della cantautrice è stato l’uso di droghe che ha fortemente influenzato il suo iter compositivo: prima ha aperto le porte della percezione con dosi di LSD; passando poi all’eroina  (per la quale trascorrerà anche un periodo in prigione) e terminando con la cocaina durante l’ultima parte della sua vita.

In una intervista ad NME, Judee Sill ha affermato di avere tre grandi fonti di ispirazione per la propria musica: Pitagora, Bach e Ray Charles. Ascoltando Heart Food è possibile notare come lo stile della Sill ammicchi alla sacralità della musica di Bach e al gospel, il forte interesse verso la teologia cristiana – come dimostrano The Kiss, The Vigilante e Soldier Of My Heart (una delle sue canzoni più conosciute) – trova uno sfogo importante con il brano di chiusura The Donor, che racchiude il Kyrie Eleison in un coro celestiale di voci maschili e femminili che si inseguono.

“La maggiorparte delle mie canzoni, le ho provate a scrivere per far sentire meglio le persone, per far sentire loro il calore, per affermare lo spirito umano… ma un giorno quando ero depressa ho pensato, ‘tu sai quando sei veramente depressa e vedi come ogni cosa porti a niente’, bene forse dovrei adottare un approccio differente, non scrivere qualcosa diretta alle persone ma scrivere qualcosa che induca Dio a dare una pausa a tutti noi, perché cominciavo ad essere leggermente stufa a quel punto. Quindi ho messo dentro una combinazione di note e ho lavorato a lungo sperando che funzionasse… da quella volta ho deciso che non avrei dovuto avere più pause, perché ne ho già avute tante in luoghi strani. Ma mi piace cantare canzoni per voi nella speranza che riusciate ad avere la vostra pausa.”

L’album, purtroppo, bissa il flop dell’esordio e distrugge ogni speranza di carriera a Judee Sill che si smarrirà di nuovo nel tunnel delle dipendenze, trovando spazio per l’ennesima lunga “pausa”. Chi la visita – anni dopo la pubblicazione di Heart Food – la descrive immersa nelle letture delle poesie di Aleister Crowley e nei libri rosacrociani. Lascerà questo mondo nel 1979, dopo aver vissuto una vita estremamente travagliata e segnata dai peggiori eventi.

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