Leggenda narra che durante i giorni della merla del 1967 – corrispondenti al termine del tour Experienced di Hedrix – al Saville Theatre, Jack Bruce – tra il pubblico insieme agli altri Cream e al resto del parterre de roi che solitamente gravita attorno ai concerti di Jimi – si alza e se ne torna a casa in fretta e furia per andare a scrivere un riff che gli martella in testa. Nasce da quest’aneddoto il brano più famoso dei Cream, Sunshine Of Your Love, inno dell’amore libero e dei draghi magici frutto di un uso massacrante di droghe.
“Sapete da cosa è venuto fuori il titolo dell’album? Eravamo nell’Austin Westminster e alla guida c’era Mick Turner, un roadie che mi accompagnava da tempo, e mentre stava guidando Eric ci dice che vorrebbe acquistare una bici da corsa [che ha un ingranaggio con deragliatore ndr] al ché interviene Mick “Oh sì! Ingranaggi Disraeli [letteralmente Disraeli Gears ndr]. Si riferiva al deragliatore [ingranaggio a catena ndr], ma fu tutto talmente esilarante che usammo il nome per il disco.” Ci racconta il simpaticone Ginger Baker (non avreste mai pensato che potessi sfoderare tutti questi tecnicismi del cazzo sulle biciclette in questo microspazio digitale, vero?)
Dopo tutte queste menate è giusto parlare un pelino del disco, che presenta la perfetta sintesi tra blues e psichedelia, riuscendosi a giostrare sapientemente tra basso, chitarra e batteria garantendo spazio e visibilità a tutti i membri. a
Disraeli si presenta come un disco estremamente variegato, nel quale non si dimentica l’amore per il blues da parte di Clapton e gli altri, ma senza tralasciare le idee e le intuizioni dell’epoca, creando una giusta commistione tra sound morbido e duro – a seconda delle necessità – come ad esempio l’arrangiamento di Outside Woman, altro classico di stampo blues del 1929, o Take It Back. Menzione speciale anche agli “scherzi” Blue Condition (un blues alla Barrett che porta la firma di Baker) e Mother’s Lament, volti ad alleggerire un album che comunque scorre molto bene.
La copertina del disco è stata realizzata da un artista che viveva nello stesso palazzo di Clapton – Martin Sharp – che tentò di riversare il suono dei Cream nella sua idea visiva: “un suono caldo e fluorescente”, un collage psichedelico, un’esplosione di colori che rappresenta un cazzotto negli occhi non indifferente. Citando Jack Bruce in SWLABR “Many fantastic colours makes me fell so good”.
Giusto una chicca in chiusura riguardante Hendrix, che in diretta alla BBC chiuse un live suonando Sunshine Of Your Love per salutare i Cream scioltisi da pochi giorni con un tributo da brividi. Un vera e propria chiusura del cerchio – dall’ispirazione al tributo – che valorizza ulteriormente il ruolo di Bruce, Clapton e Baker nella scena musicale britannica di quegli anni.