Ci hanno provato oltremanica e dall’altra parte dell’oceano a ridimensionare la musica tedesca, seppur inconsapevolmente, con quel nomignolo “kraut” – ad indicare la provenienza – accanto al suffisso “rock“, pronto ad inglobare come uno slime qualsiasi produzione provenisse dalla Germania.
Uno scherno che molte personalità tedesche si sono legate al dito, anche perché il termine coniato ad hoc per indicare il movimento tedesco è Kosmische Musik (intuibilmente musica cosmica) la cui punta di diamante è indiscutibilmente Irrlicht, capolavoro firmato da Klauss Schulze ex-membro dei Tangerine Dream.
Fortunatamente, dopo aver mollato quest’ultimi, il contratto con la casa discografica della band – la Ohr – è ancora in essere e questo rapporto consente a Schulze di pubblicare un album d’avanguardia spinta, decisamente difficile da accettare per ogni altra etichetta.
La Ohr sostiene che, il contratto, essendo stato firmato durante la militanza nei Tangerine Dream, li rende naturali detentori dei diritti sul prossimo disco in pubblicazione. Situazione, al contrario di quanto si possa pensare, accolta con grande piacere da Schulz “ero felice che il disco fosse uscito. Qualsiasi altra etichetta mi avrebbe mandato via ascoltando un lavoro del genere”.
Irrlicht significa fuoco fatuo e come tale appare all’ascolto, flebile, tenue ma distinguibile con uno sforzo iniziale. Mano a mano c’è una evoluzione nella struttura, una sorta di crescita esponenziale, un muro che assorbe i suoni e li restituisce con intensità sempre più elevata.
Il primo movimento – Satz Ebene (normale) – si evolve su un tempo dilatatissimo trasformandosi da compagnia ad una presenza ingombrante, caotica e aggressiva. Dal suono del cosmo si cade in una trance scandita da ritmi martellanti. Satz Gewitter (temporale) comincia con un fragoroso botto – a indicare l’inizio della perturbazione – per addolcirsi e avvicinarsi al concetto di musica ambientale che ritroviamo nel terzo movimento Satz Exil Sils Maria. La piacevolezza di sentirsi cullati dalle onde cosmiche che come un rumore bianco distruggono ogni scoria nervosa in chi lo ascolta. Si suppone che quest’ultima composizione fosse ispirata alle vacanze che solitamente Nietzsche maturava a Sils Maria (un’ulteriore prova a rafforzare la tesi di quanto racconta Karl Bartos riguardo l’origine del sound tedesco e kosmische).
Questo capolavoro di Klaus Schultze concettualmente parlando è vicino alla kosmische musik, in termini esecutivi meno. “Non ero in possesso di sintetizzatori all’epoca. Perciò lo trovo più affine alla musica concreta”, il disco è stato registrato con: un organo danneggiato; un’orchestra le cui tracce sono state poi manipolate al contrario – e rese impercettibili – in studio; utilizzando un amplificatore danneggiato per rendere il suono finale ancora più artefatto.
Poche sono le parole che voglio spendere ulteriormente per Irrlicht, come poche sono quelle che ho usato, giusto perché è uno di quei dischi che aiuta a ripristinare una connessione con la propria immaginazione, spingendo a ricreare mentalmente una relazione diretta tra musica, mente e corpo. Accade sicuramente se l’ascolto non avviene in maniera distratta; sarà piacevole poi perdersi completamente in Irrlicht.