Per entrare in modalità trip-hop è doveroso rilassarsi, sedersi comodamente per lasciarsi trasportare dai tempi dilatati che i collettivi di Bristol ci hanno regalato negli anni.
Chi di voi non ha ascoltato fino alla nausea questo disco smarrendosi in Teardrop, Black Milk, Angel, Exchange e Inertia Creep? Chi non ha consumato Mezzanine nel proprio lettore cd? Nello sciagurato caso nel quale non l’abbiate fatto, avete tutto il tempo per rimediare.
Mezzanine è un disco apicale per la carriera dei Massive, l’asso viene calato al terzo tentativo e dopo 15 anni di collaborazione iniziata con il collettivo The Wild Bunch – il minimo comun denominatore tra Vowles, Marshall e Del Naja – rappresentando una sorta di allenamento prolungato per raggiungere il giusto equilibrio e un’idea musicale (con)vincente.
Questa volontà costa l’abbandono di Vowles, in un turbillon di tensioni esplose per le decisioni imposte da Del Naja e Marshall come l’ingresso delle chitarre elettriche (con un cambio palese del sound rispetto al passato, vissuta dall’esodato come un tradimento della propria identità e manifesto musicale), alla quale si aggiunge la classica goccia che fa traboccare il vaso affidando la voce di Teardrop ad Elizabeth Fraser (ex Cocteau Twin) anziché Madonna, sponsorizzata caldamente dallo stesso Vowles.
Con quest’ultimo screzio Mushroom si toglie dalle palle non appena Mezzanine va a scaffale, nonostante Neil Davidge produttore – nonché membro anch’esso di The Wild Bunch – confermasse la bontà dell’intuizione di Del Naja e Marshall “è il primo disco ‘very Bristol‘ dei Massive. Blue Lines e Protection è come fossero nati a Londra, non a Bristol… insomma Mezzanine ha quella roba post-punk, quell’altra reggae, un po’ di jazz, funk e perché no prog-rock… è un guazzabuglio di tutte le influenze dei membri della band, me incluso. Sembra il risultato perfetto del lavoro condiviso di tante persone.”
L’elenco della spesa che Davidge fa, aiuta a capire e discernere un pensiero condiviso da Marshall e Del Naja, che percepivano in Protection un disco più affine ai gusti di Mushroom, non che lo disdegnassero ma – probabilmente – se i Massive avessero continuato per quella strada si sarebbero arenati in un limo difficilmente superabile. Il ripensarsi, introducendo elementi da band live, ha reso i Massive ciò che sono oggi. Non a caso in Risingson troviamo una campionatura – seppur di 10 secondi – di I Found A Reason, come a voler legittimare l’apertura verso quell’idea che ha allontanato Mushroom, ma ci sono anche esempi più eclatanti come in Dissolved Girl.
La gestazione di Mezzanine è dilatata – tre anni di raccolta e sviluppo delle idee – tra sessioni di registrazione svolte tra Bristol, Londra e Cornovaglia, nelle quali Del Naja ha preso le redini del gruppo diventandone di fatto leader. Il cambiamento è alla base del progresso, accogliere la diversità aiuta questo processo, Del Naja racconta come abbia in qualche modo pesato lo spostamento di equilibri “si dimentica quanto intensamente abbiamo lavorato insieme. Mi capita veramente spesso di sognare di lavorare ancora con Mushroom“.
Mezzanine è un disco di rottura [di coglioni se non siete pronti ad affrontarlo] col passato, un nuovo inizio che ha catapultato i restanti Assalti Massicci a ridefinirsi, perché in fondo i Massive Attack non sono un gruppo come un altro, ma come dice Del Naja “i Massive Attack sono sempre stati un’idea”.
P.S. ah Del Naja è Bansky… ora questo articolo è super-indicizzato e prenderò big likes e big money per lo scoop ricicciato ogni 3 mesi da qualsiasi testata web.
P.P.S. questo si dice in giro, non che qualcuno abbia mai confermato o smentito.
So long, schiappe!
Mezzanine……soooospiroooooo!!!!
Altro che PilloleMusiacali8bit questa è un siringa di atropina endovena
ricordi…. degli inidmenticati Massive al parco di Collegno a Colonia Sonora di Torino, disteso nell’erba, strafatto di sex, trip hop sound e thc, sulle labbra il gusto di Eleonora, la moglie di un amico, mia amica di kisses & dance quella sera, sola perchè il Rob odiava SoleLuna Jovanotti, ahahahahah…. Di quella sera mi resta una camicia di velluto giallo, con autentico buco di cispo rovente di canna sulla manica. Evocativo di un periodo bello, seguito ad altri belli e antecedente altri belli ancora adesso. La musica continua, non facciamo i nostalgici, #restiamoreattiviraga
alex65
❤ che spettacolo! grazie per il ricordo condiviso! la musica continua, hai ragione, ha la capacità di rievocare profumi e sapori sopiti. I Massive evocano grandi ricordi anche a me 🙂
Magnifico album. Poi finita la lettura del tuo post aggiungerò qualcosa…. bravo.
Bene.
Sai qualcosa della copertina?
no, a dire il vero no! Hai qualche dritta interessante? 🙂
Il primo o il terzo.
Il primo è particolare perché cantato da Beth Gibbons, lo conosci?
Scusa mi sono perso… per la copertina non saprei, l’ho sempre trovata disturbante.
Mentre nei commenti di prima mi incuriosisce se scriverai sui Portishead.
Domani mattina troverai un articolo relativo a Dummy e a Beth ♥️ 🙂
Grazie.