Zuma è il primo disco successivo alla trilogia del dolore, qui si comincia a respirare un’aria diversa rispetto agli ultimi tre lavori di Young. Possiamo definirlo il disco della redenzione spirituale.
Fondamentalmente questo lavoro offre meno spunti di cronaca rispetto ad altre opere del canadese, ma è interessante (oltre che per un sound più dinamico) per l’apertura di un nuovo filone che seguirà nel corso degli anni, quello degli Inca e della mitologia mesoamericana.
La cover di questo album si ispira fortemente all’arte dell’America precolombiana, si presenta uno scenario tipico del Messico: piramidi; cactus maleducati che sfanculano persone a casaccio; un close-up su una tettona volante con tendenze fasciste, cavalcata da un condor – anch’esso decisamente molto fascista. Sullo sfondo si può notare il galeone di Cortés il conquistador del genocidio azteco, protagonista di Cortez the Killer – uno dei brani più crudi e intensi di Neil Young, bandito dalla Spagna ultranazionalista di Francisco Franco (anch’esso fascista come il condor e la tettona)
Anche in quest’opera – precisamente in Danger Bird – ci sono dei riferimenti (indiretti) alla storia naufragata con Carrie Snodgress, il verso incriminato è “‘Cause you’ve been with another man / there you are and here I am” laconico e lapidario il nostro Nèllo.
Danger Bird (il pericoloso uccello fascista presente nella cover) è una versione rielaborata di L.A. Girls and Ocean Boys, canzone che non ha mai visto la luce del sole, fino ai famosi Archives. Lou Reed ha considerato Danger Bird lo zenit della bravura chitarristica raggiunta da Young, col suo modo di suonare bastardo e diretto.
Il riciclaggio di opere prosegue con Pardon My Heart che sarebbe dovuta finire in Homegrown e Don’t Cry No Tears che deriva da I Wonder, un’altra canzone che andrà a costituire l’antologia di Archives.
La storia dietro Cortez è certamente la più incerta, forse perché sarebbe più indicato dire “le storie dietro Cortez”. Il punto fermo riguarda il protagonista Cortés descritto esplicitamente insieme ad un altro protagonista della favoletta, l’imperatore Montezuma II. Tra le fonti di ispirazioni ci sarebbe anche la violenta maledizione di Montezuma che ha colpito Nèllo negli anni delle scuole superiori. La strofa che sconvolge però l’interpretazione è la seguente: “And I know she’s living there , and she loves me to this day. I still can’t remember when, or how I lost my way”. Qui non si parla di cagotto Nèllo, bensì di gnocca.
Una peculiarità del brano è il viaggio narrativo intrapreso da Young che passa da una descrizione della situazione in terza persona ad una narrativa in prima persona riferita ad una donna.
La relazione tra imperialismo e donne che non la danno può risultare stravagante e astratta, secondo molti ha a che fare ancora una volta con Carrie. Altri sostengono – a maggior ragione e con più pertinenza a mio avviso – che il registro sia meno personale di quanto si pensi, identificando nella figura della donna La Malinche (o Doña Marina), la traduttrice personale – nonché amante – del conquistador.
C’è una terza via più estrema ma non meno affascinante, “she” potrebbe essere l’antropomorfizzazione del Templo Mayor, che nella letteratura mesoamericana è sempre stato indicato con “she”. Il Templo Mayor è stata una piramide di sessanta metri sulla cui cima svettavano due templi dedicati al dio del sole e della pioggia. Il Killer li radè praticamente al suolo.
E’ curioso sapere come Cortez the Killer, che già è un brano eccessivamente breve, dinamico e molto poco prolisso, fosse più lungo e prevedesse una strofa ulteriore dopo il “what a killer…” e la sfumatura finale. Purtroppo la console è andata a baldracche – dopo un guasto ad un circuito – cancellando anche la parte strumentale, David Briggs in lutto ha comunicato l’accaduto a Nèllo che in tutta risposta, con fare da sbruffoncello e da fottitore di verità, ha commentato: “Comunque quel verso non mi piaceva”.
Che inguaribile monello.
Quel furbacchione di Nèllo però durante il tour del 2003 si è fatto sfuggire un paio di frasette in più (“Ship is breaking up on the rocks/ Sandy beach . . . so close.”) che probabilmente tradiscono la sua affermazione… Nun ce inganni Nèlloooo! Se te piaceva che problema c’è a dirlo? Boh!
Chiudo dicendo che Through My Sails (registrata nel 1974 con Crosby, Stills, Nash) è stata valutata per molti anni il canto del cigno dei CSNY, considerando che la loro reunion tardò sino al 1988.