Per la nostra rubrica: I casi disperati, sono lieto di presentare Cold Fact, opera prima di Sixto Rodriguez.
Sixto è una leggenda vivente, un caso analogo a Vashti Bunyan che lo porta a ricevere un successo inaspettato a quasi 30 anni dall’ultima pubblicazione discografica. Chiunque ci abbia collaborato o abbia condiviso con lui i primi passi nell’industria musicale, non riesce a spiegare come mai questi fossero anche gli ultimi – il suo è un flop totale, in quanto le composizione di Sixto dimostrano più mordente di tanti altri fenomeni fatui del tempo.
Giusto per far capire quanto Rodriguez avesse colpito i produttori all’epoca, ha avuto modo di registrare l’album con il supporto dei The Funk Brothers – sessionmen della Motown che hanno suonato negli album di Marvin Gaye, The Supremes, Jakson 5, The Temptations e tanti altri.
Una manciata di copie vendute non determinano la caratura di un artista ed il tempo in molti casi è galantuomo, soprattutto con Sixto, dando una mano concreta a Rodriguez quando anche lui si era dimenticato di aver avuto un passato da musicista.
Succede che Cold Fact arrivi nello stesso anno di pubblicazione in Sud Africa. Qui – al contrario che negli States – si diffonde come se fosse un’epidemia tramite passaparola e copie piratate. Diventa l’idolo del movimento underground contro l’apartheid, invita alla ribellione la popolazione Sud Africana. La canzone Sugar Man, per i chiari riferimenti alla droga è stata bandita dalle radio e catalogata nell’archivio dei materiali censurati di Città del Capo. Oltre al divieto, la maggior parte dei vinili di Cold Fact sono stati danneggiati in corrispondenza della canzone di apertura dell’album (Sugar Man). Un altro aspetto dell’apartheid e della situazione sociale sudafricana, è l’impedimento verso le etichette discografiche nazionali di informarsi presso la Sussex (casa detentrice delle prestazioni di Rodriguez), in quanto il Sud Africa in quel periodo è stato tagliato completamente fuori dal mondo.
Quindi il nulla avvolge la figura di Sixto… come se non bastasse – ad alimentare la leggenda – vi era anche una certa confusione sulla proprietà delle composizioni, nell’etichetta appressa al vinile sono segnati due autori principali: Sixth Prince e Jesus Rodriguez. Inoltre con il passaggio alla Sussex, Sixto ha rinunciato al nome proprio per le pubblicazioni, tant’è che i suoi lavori presentano solo il cognome Rodriguez.
Vi sembrerà finita qui… eh no! In Sud Africa si era sparsa la voce della sua morte epica e grottesca avvenuta sul palco per via della scarsa attenzione del pubblico durante le sue esibizioni dal vivo, in due principali versioni: morto bruciato, sparato alla tempia. Naturalmente fatte le dovute ricerche e una volta scoperto che Sixto era vivo, lo sgomento in tutto il Sud Africa è stato enorme. Un morto che torna in vita dopo più di 20 anni e presenta i suoi lavori dal vivo… surreale più di Dalì e Mirò.
L’album si è diffuso con discreto successo anche in Botswana, Rodhesia, Nuova Zelanda e Australia (soprattutto agli aboindigeni è piaciuto abbastanza) … insomma, signori mercati. La sfiga di Rodriguez è stata quella di non saperlo per quasi tre decadi, essere famosi senza esserne a conoscenza e non poterlo di conseguenza sbattere in faccia a nessuno… che amarezza. Nella sua Detroit e negli Stati Uniti rimane quasi un signor nessuno, continua a lavorare come operaio con l’umiltà che ha contraddistinto la sua vita nonostante sia considerato un cantastorie al pari di Bob Dylan. Attualmente non disdegna di fare dei tour in giro per il mondo.