
Chico ha un sorriso stanco.
L’esilio prosegue e, quando si è forzati a vivere lontani dal proprio paese, si è pervasi da un malessere che accresce esponenzialmente di giorno in giorno. Anche perché – permettendomi una citazione spicciola da Euripide – “non c’è dolore più grande della perdita della terra natia”.
Molte sono le dicerie legate a questo disco [non è vero, non sono molte, ma alcune ndr], tra le quali sembra che Chico fosse talmente tanto legato a questo album da non disporre nemmeno di una copia originale, o che comunque fosse saturo del soggiorno italiano da non fargli godere la lavorazione allo stesso (qualcuno vuole davvero biasimarlo?). Con i “se” e con i “ma”, la storia non si fa, cerco perciò di porre il focus sui fatti, non sulle pugnette.
Chico Buarque na Italia non ha sbancato. Sì…un grande disco di culto, ma che non ha soddisfatto a pieno i discografici. La decisione quindi è di tirar giù l’artiglieria pesante per rendere più appetibile il brasiliano triste al pubblico. Bardotti, prosegue così nella sua opera di traduzione dei testi. C’è da dire che riguardo il suo lavoro in questo disco ho letto qualche parere – sicuramente più autorevole del mio – negativo (soprattutto per Roda Viva e Quem Te Viu Quem Te Ve).
Da questo punto di vista non mi esprimo, probabile che l’alleggerimento nelle tematiche dei testi – in questi casi – sia legato ad una mancanza di “empatia” da parte di chi – grazie a Dio – non è più sotto regime, o semplicemente da parte di chi vive in un contesto sociale differente.
Al mestiere di Bardotti, si somma il contributo negli arrangiamenti di un rampante Ennio Morricone, che ha vissuto l’epopea della trilogia del dollaro e vanta già collaborazioni con Pasolini, Petri, Bertolucci, Corbucci, Bellocchio, Fulci, etc… insomma, robetta di un certo livello.
Non si può far felici tutti quanti e sembra proprio che questo disco non sia nato col favore degli astri. Di fatto, anche gli esperti brasiliani del settore, abili cagacazzo, non hanno apprezzato la mano di Morricone, bollando in maniera dispregiativa il suo apporto musicale come samba da gringo (ovvero samba arrangiato da stranieri che non sono addentro la musica brasileira). Ora anche in questo caso non mi esprimo, però la mano di Morricone è decisamente strutturata e filmica, se gli arrangiamenti di Enrico Simonetti si sono rivelati complementari ai brani originali, quelli di Morricone sembrano stravolgere le idee iniziali di Buarque. In alcuni casi trasformando gli originali di Chico in brani nuovi, lontani parenti della prima versione.
Questo non per forza è un difetto, perché dà modo di valutare sfaccettature nascoste di Chico, certo è che quest’album appare poco personale ed estremamente pilotato. Quasi una scelta subita.
Non interpretate le mie parole come una bocciatura, perché comunque questo è un disco valido, che va ad incastrarsi in un disegno molto più grande. Una fotografia della scena musicale italiana in un periodo storico in cui aveva ancora peso nel panorama internazionale. A dare ulteriore prestigio ad un disco che sembra una pigna nel culo per chiunque, la presenza di Edda Dell’Orso (voce nella colonna sonora in Giù La Testa) e delle giovani Loredana Bertè e Mia Martini ai cori, sentitamente ringraziate nei credit da Chico con “Mimì e Lolò sorelle brave come belle”.
Insomma, Per Un Pugno di Samba passa in sordina, forse perché gli interpreti principali sembrano quasi non ricordarsene, e sicuramente se non lo conoscete non andrete a cercarlo. È un lavoro che a mio avviso andrebbe ascoltato per avere chiaro in mente cosa eravamo in grado di produrre in quegli anni. Per avere consapevolezza di quale livello ricoprivamo 50 anni fa e di come un disco in quegli anni fosse qualitativamente alto, nonostante non se lo inculasse nessuno.
P.S. non posso chiudere senza menzionare Agora Falando Sério (Ed Ora Dico Sul Serio), nella quale Chico vomita le sue frustrazioni, la stanchezza nell’essere considerato un cantante leggero, la stanchezza di essere ricordato per A Banda. Un grido di dolore che emerge chiaro nel non essere compreso come Uomo, portavoce di messaggi alti, depotenziati dal circo mediatico italiano.
Tutto bene? Buone vacanze!
Buone vacanze! Tutto bene! Finalmente un po’ di respiro che mi permette di lavorare sul nuovo materiale 🙂 sperando di pubblicarlo presto. Mi auguro anche dalle tue parti sia tutto a posto!
Si grazie.
bella recensione
Grazie di cuore 🙂
Buone feste!
Buone feste anche a te e un caro abbraccio!