Mac Demarco è un imbecille.
Di quelli irritanti, un pusillanime fastidioso, di quelli che ti toccano sempre o ti si mettono seduti appiccicati quando tutte, ma proprio tutte, le sedie nella stanza sono libere. Per intenderci è quello che mentre pisci nell’orinatoio, viene a pisciare vicino a te e si affaccia di tanto in tanto a controllare misura e getto.
Mac Demarco è deficiente. E badate bene che lui sa di esserlo… ma attenzione, non è il comportamento sopra le righe di una persona che lo fa in maniera forzata. Semplicemente è un deficiente.
“Perfezionismo? Non è qualcosa che ha a che fare con me”, i suoi dischi sono condizionati dal buon vecchio motto “buona la prima” e questa rilassatezza la si percepisce totalmente nei suoi album e ancor di più in Salad Days, nel quale le corde della chitarra vengono continuamente sottoposte a bending e tremolo, dando l’idea di trovarsi continuamente in un pezzo di Del Shannon con piccoli soli e inframezzi di chitarra che si susseguono ricamati con delizia e senso pratico.
Salad Days è permeato dalla ricerca di un sound nostalgico, che sia frutto del ripescare un loop synth anni ‘70 di Shigeo Sekito (ザ・ワード2 – The Word II) che fa da tappeto sonoro a Chamber of Reflection o della sua fida chitarra sempre sul punto di sembrare scordata. In particolare Chamber of Reflection – a differenza delle altre canzoni tutte fortemente ispirate alla vita vissuta da Mac – fa riferimento alla Massoneria, in particolare all’iniziazione “è la stanza nella quale la gente accede prima dell’iniziazione alla Massoneria. È come una camera per la meditazione, nella quale ti chiudono dentro per un po’ di tempo. Lo scopo è di riflettere su ciò che si è fatto nella vita e come progredire. È quello che praticamente ho fatto in studio. È stato terapeutico. Mi sento illuminato, più leggero.”
Come già scritto poco sopra, il disco è molto personale con brani dedicati alla propria ragazza storica – Kiera McNally – e alla loro decisione di trasferirsi dal Quebec a Brooklyn. “Vivo come un reietto… però è economico” tiene a puntualizzare Vernor Winfield McBriare Smith IV (ma conosciuto dai più come McBriare Samuel Lanyon “Mac” DeMarco) , e Alex Calder – membro della sua vecchia band i Makeout Videotape – ci da manforte aiutando a capire la dimensione di questo individuo, ricordando di quante volte si è svegliato con il pisello di Mac a riposare sulla sua faccia.
Mac è un burlone, debosciato e genuino. Analizzando questi brevi aneddoti si riesce a comprendere anche il suo approccio alla musica e il suo metodo di songwriting “Il mood con il quale ho affrontato Salad Days è ‘fanculo sono in tour da un anno e mezzo e sono stanco’”, il prodotto di tutto questo è un album delizioso a tratti dolce e con una sensibilità spiccata che trasmette di canzone in canzone.