Crosby, Stills, Nash & Young – Déjà Vu

CSNY - Déjà Vu

Alle idee maturate durante la registrazione del primo disco manca qualcosa… quel qualcosa è un chitarrista con una personalità ben definita. Perciò il produttore dei CSN, tale Ertegun, ha in mente un nome preciso che non riesce a far digerire facilmente a Stills: Neil Young.

Il timore di Stills è perlopiù legato all’esperienza naufragata per vari motivi con i Buffalo Springfield; ma Nèllo se ne sbatte, accetta l’incarico e nascono i CSNY. Dallas Taylor, nonostante lo smacco, rimane alla batteria pur senza alcun riconoscimento nel nome della band. Al basso viene reclutato Greg Reeves.

Le sessioni sono state lunghe (Stills parla di 800 ore) e caratterizzate da screzi, soprattutto fra Nèllo e Permastronz Stills. Il primo – filosofo del “buona la prima” – voleva registrare tutto in presa diretta, il secondo – più meticoloso e figlio del perfezionismo – aveva un approccio più dettagliato. Essendo agli antipodi, gli scontri non sono sicuramente mancati ma queste frizioni hanno permesso all’album di raggiungere un livello oggettivamente più alto rispetto al lavoro d’esordio. La chitarra di Neil Young e la sua violenza elettrica ben si adattano alla struttura precostituita ed è il tocco di cui la band aveva bisogno. Inoltre il tutto è impreziosito dalle prestigiose collaborazioni di John Sebastian (ex-leader dei Lovin Spoonful) e da quel grande geniaccio di Jerry Garcia, che per l’occasione ruba la palma del Cicciopanzo a Crosby.

Oltre al grande classico Teach Your Children, Nash regala un’altra perla ai mortali – l’autobiografica Our House – che incornicia la quotidianità del fottiMitchell con la fottiNash in un quadretto musicale semplice e popparolo. Una volta intervistato riguardo l’origine della canzone, il fottiMitchell ne esplica il contenuto e spiega la sua nascita: “[…] una volta varcata quella soglia, tutto scompare [riferito alla casa]. E poi ho cominciato a pensare, Dio, questa è un’incredibile scena domestica, eccoci, Joni Mitchell e Graham fottiJoniMitchell Nash, e io che metto i fiori nel vaso, accendo il camino, e ho pensato [pensa molto Nash], ‘Amo questa donna’, e questo è un momento molto radicato nella nostra relazione e… mi sono seduto al piano e, un’ora dopo Our House era pronta.” Chissà se anche dalla loro casa si affacciava Dallas Taylor? Non lo sapremo mai probabilmente.

Quindi come nel primo lavoro dei CSN, anche qui una canzone viene dedicata ad una amante, e anche in questo caso il 2 di picche è vicino, Nash verrà piantato poco tempo dopo. Questo evento ispirerà poi Only Love Can Break Your Heart di Neil Young presente in After The Gold Rush.
Comunque il ruolo di Joni Mitchell non termina qui, i CSNY prendono in prestito Woodstock dalla cantautrice e le danno una scossa elettrica.

Almost Cut My Hair e la title-track invece ci dimostrano ancora una volta tutta la capacità compositiva di Crosby, che sforna due capolavori di indubbia fattura.

Helpless è una ballata scritta da Young per un disco con i Crazy Horse, ma Stills, Nash e Crosby lo hanno convinto che sarebbe stata meglio in Déjà Vu e che la avrebbero interpretata perfettamente. Tra il dire e il fare c’è però di mezzo un mare, e le difficoltà incontrate per decidere l’arrangiamento sono state molteplici, alla fine i 4 hanno optato per il ritmo compassato che ha contribuito alla presenza di Helpless nelle scalette dei live di Neil Young per molto tempo. Curiosamente, dopo l’ennesimo litigio, Stills nel suo disco solista d’esordio dedicherà a Nello una simpatica canzone dal titolo We Are Not Helpless con consigli su come dovrebbe comportarsi.

Questo disco ha contribuito alla notorietà – ed è stato il propulsore per le vendite dei dischi solisti – dei quattro membri che, hanno goduto di un riflesso commerciale invidiabile (naturalmente questo è stato possibile anche grazie a dei lavori singoli più che discreti).

Crosby, Stills & Nash – CSN

CSN - CSN

Uno dei progetti più interessanti della storia della musica tra anni ’60 e ’70 è rappresentato dall’unione di tre soggetti distanti, differenti culturalmente e musicalmente parlando. Crosby (cicciopanzo), Stills (stronzacchiotto permaloso), Nash (il fottiMitchell).

I CSN nascono quasi casualmente, per merito di uno Stills che ha visto naufragare il progetto Buffalo Springfield, di un Crosby in rotta con i Byrds (che rosicavano per le sue doti compositive) e di un Nash raccattato dagli Hollies. Le notevoli capacità dei singoli riescono a culminare in una collaborazione dall’alchimia travolgente, i brani sono riconoscibili e facilmente riconducibili ad ogni singolo membro; gli impasti vocali sono il cavallo di battaglia.

La nascita della band avviene con Suite: Judy Blue Eyes – che apre il disco -composta da Stills che immediatamente dopo lo scioglimento dei Bufali non è stato con le mani in mano ed ha cominciato a sperimentare con Crosby. E’ una composizione suddivisa in 4 parti ed il titolo gioca col fatto di essere una vera e propria Suite, parola assonante con Sweet.
Sweet Judy Blue Eyes è una dedica a Judy Collins, fiamma del periodo di mollicone Stills, che guarda caso era sul punto di mollarlo. Morale della favola, lui scrive una bella canzone, lei lo ringrazia e lo molla lo stesso per un altro tizio. Brava Judy, complimenti!

Lo stesso Stills affermerà successivamente che “La rottura era prossima… siamo entrambi troppo larghi per una casa.”, considerando l’attuale silhouette alla Hitchcock che Stills sfoggia con vanagloria, possiamo comprendere benissimo che il monolocale in cui vivevano il permaloso e Collins stava diventando troppo piccolo, quindi si sono lasciati per questioni di spazio vitale.

Continuando la digressione riguardante la Suite c’è da dire che i CSN sono nati per registrare unicamente questa composizione, difatti Permastronz e Cicciopanzo discutevano da tempo di creare una band vocale di tre elementi, seppur la quantità di adipe presente e futura dei due poteva lasciar intendere di essere una three band nonostante fossero in due.  Mancava di fatto una vocetta che ci stesse bene. Che succede? Accade che durante un pomeriggio con un happening del tutto informale – al quale era presente anche NashStills e Crosby hanno cantato You Don’t Have to Cry.

Nash gasatissimo dalla situazione chiede ai due di cantarla altre volte, l’ennesima volta partecipa anche lui alla performance canora, completando la linea vocale mancante. Quest ultimo è considerato da tutti come il collante che ha consentito ai CSN di sopravvivere in sala studio durante le sessioni, colui che ha portato uno stile british e pop alle registrazioni e si è bombato la Mitchell (a dire il vero anche Crosby, ma ne parleremo un’altra volta).

Una piccola menzione va fatta anche a Wooden Ships – capolavoro di Crosby – prestata ai Jefferson Airplane (capaci di rielabolarla in chiave psichedelica) e pubblicata nell’album Volunteers.

La storia che c’è dietro alla copertina dell’album è curiosa: i tre sono seduti su di un divano – in ordine contrario rispetto alla dicitura del gruppo (Nash, Stills, Crosby) – fuori una casa abbandonata, la foto però viene stata scattata prima che il nome del supergruppo fosse concordato. Una volta deciso il nome, una manciata di giorni dopo – con eccelso sforzo di meningi – decidono di recarsi nuovamente nel luogo incriminato e di rifare la foto… ma purtroppo la casa è già stata abbattuta.

Dalla finestra fa capolino – con sguardo inquietante e con una manciata di risentimento per non far parte del nome della band – il batterista Dallas Taylor dentro la casa diroccata. Alcuni sostengono che la sua faccia sia stata aggiunta successivamente con un fotomontaggio, altri credono che sia stato abbattuto assieme all’edificio. Io non mi esprimo, indagate voi.

Dopo tutto questo “casino” comincia la stesura dell’eponimo disco a sei mani, raffinato, che ancora oggi risulta estremamente godibile, fresco e pop, e che – per seppur un breve periodo – riuscirà a contendere notorietà e vendite ai The Beatles.