Egberto Gismonti – Egberto Gismonti

-Buongiorno sig. Pillole, oggi quale storia ha intenzione di raccontarci? 

-Buondì, proporrei il disco d’esordio Egberto Gismonti

-Mi perdoni, ma con tutto il popò di robetta bela gostosa che ci offre Brasil lei mi va a pescare un tizio dal nome campagnolo che sembra provenire dalle Marche sporche? Chi è Egberto Gismonti e perché ha deciso di raccontarci proprio di lui? 

-Beh sicuramente in quanto italo-brasiliano, quindi la sua presenza calza a pennello all’interno di questo ciclo di pillole. Poi perché è discretamente bravo il ragazzo e ha avuto una carriera di tutto punto, diciamo che non devo essere io a farvelo scoprire. Anzi, se non lo conoscete è una grossa pecca vostra, visto che non è che sia di primo pelo è può contare già oltre le 70 primavere. 

-Ok chiaro, allora ci può evidenziare i punti di tangenza tra la sua idea musicale e quella di altri artisti già trattati in questo ciclo, o magari tra gli altri che si andranno a trattare? 

-La contaminazione è l’argomento principe quando si analizza la musica brasiliana, figlia dell’incontro tra anime e diverse culture, sapientemente espressa da Milton Nascimento, nel quale troviamo affinità lapalissiane quando andiamo a scoprire il lato più pop della musica di Gismonti. Poi direi che in Gismonti è possibile ritrovare tutta la scena del choro e del jazz brasiliano – con le felici declinazioni internazionali – quindi è facile trovare un ampio respiro nella sua musica, che non va solo da MorceiroPixinguinhaVillas Lobos e Jobim ma arriva a Getz Brubeck. Insomma, far coesistere tutto questo popò di roba con naturalezza non parmi cosa da poco.  

-Mi ha trasmesso quasi voglia di ascoltare questo Egberto Gismonti, anche se faccio una gran fatica a non inciampare nella pronuncia sdrucciola e piana di questo nome tanto italiano quanto straniero. Come posso fare caro signor Pillole? 

-Si rivolga ad un logopedista, è tutta una questione di pratica, come avviene per gli scioglilingua. A proposito ha mai provato a ripetere velocemente e più volte “mazzo di carte, carte di mazzo”? 

-Sì, ci ho provato, ma intendevo che bramo qualche guizzo pecoreccio, voglio dire… questa pillola fin qui è più piatta della pianura padana, sa meglio di me che la gente vuole il sangue e noi dobbiamo dargli il sangue, accenda la scintilla della curiosità nei nostri lettori più pigri, suvvia! Sollevi la coscia come Sharon Stone, ci regali un brivido che dal coccige scorra fin la cervicale e si irradi lungo la cartilagine delle orecchie. 

-Lei è un marpione incontentabile, sempre a pensare alle donnine. Siamo qui per parlare di figa o di musica, ma insomma! Quindi vuole qualche suggerimento su Pornhub o preferisce altri portali? 

-No, di grazia, il guizzo deve appartenere all’artista in questione, non divaghiamo signor Pillole ho semplicemente usato la metafora di Sharon Stone

-La prossima volta non sia così criptico e viscido ma si limiti a rivelare subito la sua anima signor intervistatore. Comunque, le peculiarità di Gismonti sono relative alle proprie origini italiane (madre catanese) e libanesi. Eccellente chitarrista (non è un caso che ci sia un tributo a Wes Montgomery, che ammicca fortemente al miglior periodo di David Axelrod) e pianista, nel suo umore coabitano le influenze europee e mediterranee fuse nel ritmo brasiliano, in una via sperimentale e che difficilmente può essere reputata noiosa da chi si imbatte in Gismonti

Ad esempio, prenda O Gato, lì si respira lo spirito metropolitano del Brubeck di Jazz Impressions of Japan. Tanta roba. Un crescendo, un continuo precipitarsi claustrofobico in fughe pianistiche con tiro clamoroso. Mentre l’orchestrazione di Clama-Claro ci ricorda (per l’ennesima volta, se fosse necessario… e a quanto pare lo è) che Sufjan Stevens non si è inventato nulla. 

-Ok, ora sì che mi ha acceso la scintilla, devo ammettere sinceramente che non riesco ancora a vincere una resistenza. Difatti mal digerisco chi non è nativo di una certa cultura musicale e se ne appropria. Nello specifico, lei ha sottolineato come la cultura musicale europea e mediterranea abbraccino quella brasiliana. Trovo un po’ forzata questa definizione, soprattutto per un disco d’esordio, quando uno è giovane non può avere la piena consapevolezza musicale delle proprie origini.  

-Non mi soffermerò più di tanto sul fatto che lei è un tanghero miope e di quanto modesto e fallace sia il suo dubbio, forse pensare troppo a Sharon Stone negli anni ha contribuito a ridurre il suo campo visivo e ad annebbiarle i pensieri. Piuttosto mi soffermo nello specifico caso alla formazione musicale di Gismonti, che oserei definire universale.  

-Lei è esagerato Pillole, usa delle iperboli per ridicolizzare un dubbio legittimo.  

-Esagerato un cazzo. Pensi che Gismonti già all’età di 6 anni ha cominciato a studiare pianoforte al Conservatório Brasileiro de Música, dopo 15 anni di studi classici viene accettato come allievo di Jean Barraqué, a sua volta ex-allievo di Arnold Schönberg e Anton Webern, quindi vira verso la dodecafonia. Successivamente può fregiarsi di essere stato allievo anche di Nadia Boulanger, con la quale ha approfondito l’analisi musicale e compositiva.  

Sarà proprio la Boulanger – che negli anni ha avuto come studenti Philip Glass e Astor Piazzolla – a riportare il suo cono visivo diretto alla musica brasiliana, lasciandogli intendere quanto fosse importante far confluire quanto appreso con la musica del suo paese nativo. 

Quindi come vede, non c’è nessuna forzatura, Gismonti si è semplicemente fatto il culo e può permettersi di applicare un’idea musicale del genere senza apparire tracotante. 

-Credo che Lei la stia prendendo un po’ sul personale, ma facciamo finta di nulla. Quindi stando a quanto dice la musica brasiliana dovrebbe restare il fulcro della poetica musicale di questo disco d’esordio di Gismonti

-Non solo, O SonhoEstudo N°5SalvadorPr’Um Samba sono solo alcuni brani presenti nel disco d’esordio che corroborano quanto sostenuto in precedenza, ma la brasilianità è centrale nell’intera carriera di Gismonti, non è un caso che subito dopo lo studio sostenuto con la BoulangerEgberto si ritrovato nella regione amazzonica dello Xingu con la tribù degli Yualapeti contribuendo a modellare ulteriormente il manifesto musicale e personale del Gismonti

-Insomma un approccio antropologico alla Levi-Strauss, o per essere ancora più pertinenti, alla Alan Lomax

-Sì corretto, Lei dopotutto non è un babbeo come sembra. 

-La ringrazio, sempre parco coi complimenti. 

-Di nulla.  

Qui da pillolemusicali8bit.com è tutto, ascoltate questo album, sono sicuro che questo disco saprà rapire le vostre orecchie già al primo ascolto. E se vi fermerete ad un ascolto e basta, siete delle persone male. Chiudo la polemica tra me e il sottoscritto, che ha condizionato l’andamento di questo racconto.