Buffalo Springfield – Buffalo Springfield Again

Buffalo Springfield - Buffalo Springfield Again

La seconda fatica targata Buffalo Springfield comprova al creato intero – non solo la somma inclinazione creativa di Stills, Young (e in parte Furay) – altresì l’attitudine a deliberare titoli bislacchi – e fuori dall’ordinario – agli album prodotti.

Perciò dopo l’audace scelta – che non definire innovativa è un sacrilegio –  per il primo album Buffalo Springfield, la sfacciataggine dei 5 ragazzi canamericani (o americadesi) (o statunicansi) (o castanatunitensidesi) raggiunge vette sconosciute anche agli sherpa… Buffalo Springfield Again, dove quel “again” allude all’impudenza dimostrata nel precedente lavoro e la recidività nell’essere sfrontati.

Cosa carpiamo da questo capolavoro? Che quando tu hai 22-23 anni, sei al secondo album e produci brani maturi sino a questo punto, molto probabilmente sei un predestinato.

Gli eventi susseguitisi dopo la prima uscita non hanno reso il lavoro semplice, Palmer viene arrestato per possesso di marijuana e rispedito in Canada, i Bufali si trovano a doverlo sostituire con vari musicisti (tra i quali Fielder dei Mothers of Invention) e a rimpiazzarlo definitivamente nel 1968 con Messina che dimostra tutte le sue abilità al basso (nonostante sia un chitarrista in origine) oltre che come provincia. La mancanza di Palmer viene palesata nel Hollywood Place TV Show dove Mr. Soul è stata eseguita dai Bufali, e nel quale il road manager finge di suonare il basso ed appare di spalle davanti la telecamera, mentre il resto della band suona in playback.

Nel frattempo ha inizio anche il teatrino che proseguirà negli anni a venire tra Stills e Young, con continui litigi che portano il gruppo piano piano allo sfaldamento (e Young ad uscire e rientrare nella band). Subentra in maniera imponente, perciò, la figura di Furay che compone di suo pugno 3 brani e contribuisce alla stesura dell’album in maniera più partecipe rispetto al primo lavoro in studio. Mentre la produzione passa in toto nelle mani di Ertegun.

Punta di diamante dell’album è Mr. Soul, singolo di lancio, cantato ed interpretato interamente da Neil Young. Qui si cominciano a distinguere sempre di più i tratti salienti della sua tecnica chitarristica e della sua voce particolare.

Bluebird da molti supporter della band è riconosciuta come il picco massimo raggiunto dai Bufali nel corso della loro carriera, come spesso accade la versione live talvolta varia dall’originale, la intro veniva usata come un trampolino di lancio per delle jam session nelle quali Young, Stills e Furay davano sfogo alla loro foga chitarristica intrecciandosi in divagazioni musicali della durata di svariati minuti. E’ necessario menzionare anche un’ulteriore componimento di Stills: Rock & Roll Woman. Seppur non presente nei credits, questa canzone segna un evento importante nella storia della musica, l’alba del sodalizio StillsCrosby che getterà il germe della nascita dei CSN.

La chiusura del disco è affidata all’avveniristica e zappiana Broken Arrow, anche in questo caso è necessario menzionare una collaborazione che scriverà pagine fondamentali negli anni a venire, quella tra Young e Nitzsche. L’ assistenza di Nitzsche si registra anche per Expecting to Fly che assieme a Broken Arrow è stata pensata come brano per un disco solista di Neil Young, tant’è che sono state registrate col solo Young come membro ufficiale dei Bufali.

Devo – Q: Are We Not Men? A: We Are Devo! 

Devo - QA


I Devo sono fonte di ispirazione e stella polare di una miriade di band, purtroppo però, il loro successo è vincolato ad una acclamazione totale da parte della critica musicale (in via del tutto eccezionale) ma non dal pubblico. Perché? Forse sono troppo complessi e cervellotici, ma una band così è veramente singolare e d’impatto

Nel 1977 David Bowie ed il suo amicone Iggy Pop – durante il periodo di The Idiot e della Trilogia Berlinese – hanno ricevuto un nastro con delle demo da parte dei Devo. All’ascolto hanno presenziato anche Brian Eno e Robert Fripp (noto principalmente per esser stato fondatore dei King Crimson) che hanno espresso forte interesse nel produrre il primo lavoro della band.

Lo stesso Bowie al concerto di debutto dei Devo ha affermato: “Questa è la band del futuro, li produrrò a Tokio in inverno.”

Alla fine, Q: Are We Not Men? A: We Are Devo! è stato registrato in Germania e se n’è occupato Brian Eno, considerato che Bowie è stato incastrato nelle riprese di Just a Gigolo (una mano a Eno l’ha comunque data durante i weekend).

Le sessioni di registrazione risultano frustanti per il gruppo ed il produttore, Eno è deluso dalla scarsa tendenza dei Devo alla sperimentazione e al cambiamento dei demo registrati. Come gli stessi Devo hanno ammesso, le proposte di Eno sono state veramente interessanti, l’introduzione dei sintetizzatori e di sonorità sperimentali sicuramente avrebbero completato maggiormente l’album, ma queste modifiche sono state applicate solamente sue tre-quattro brani.

L’album vede la luce nel 1978 e rappresenta un gran bel biglietto da visita.

Sicuramente spicca la cover del brano dei Rolling Stones (I Can’t Get No) Satisfaction, che ha portato i Devo sotto le luci della ribalta ed al quale è legato un curioso aneddoto. I Devo sono portavoce di un cosiddetto manifesto sulla teoria della de-evoluzione, questo pensiero viene esplicitato attraverso Satisfaction, sostenendo che il mondo procede al contrario indi per cui la Satisfaction originale è attribuibile ai Devo, mentre i Rolling Stones sono i veri interpreti della cover.

Questa versione robotica – e denaturata – è stata molto apprezzata da Mick Jagger.

Da Joko Homo deriva invece il titolo del disco con la domanda “Are we not men?/ We are Devo” presente nel ritornello e considerata come l’inno dei Devo. Mentre Joko Homo è il titolo di un trattato contro la teoria dell’evoluzione del 1924, difatti nella canzone sono presenti elementi di satira sulla de-evoluzione.

Mongoloid invece è il primo singolo rilasciato dai Devo, anche in questo caso è presente il concetto di devoluzione, espresso in maniera sempre più esplicita. Con il passare del tempo l’uomo vive un costante degrado che viene dimostrato dal deterioramento psichico che l’americano medio si trova ad affrontare costeggiato da una società sempre più incapace (troviamo un parallelismo molto interessante con lo Zappa di Over-Nite Sensation ed Apostrophe).

L’involuzione dell’uomo perciò è direttamente proporzionale all’evoluzione tecnologica, l’incapacità di provare delle emozioni lo fa diventare sempre più una macchina. Le voci sincopate, quasi piatte ed all’unisono di Mothersbaugh e Casale fanno apparire il brano come se fosse cantato da un automa. Il soggetto della canzone è una persona affetta dalla sindrome di down che ha una vita “normale”; la frase “happier than you and me” (più felice di me e te) descrive il protagonista come più felice di tutte le persone che si considerano normali, oramai rese aride e prive di mordente dalla società che li circonda. Naturalmente la canzone è stata incompresa e criticata da gran parte dell’opinione pubblica “benpensante”,  che non ha avuto la capacità di interpretare il testo.

Nota curiosa: la cover dell’album rappresenta il golfista Juan Rodriguez.  Era una immagine presente in una tracolla da golf, illustrata successivamente da Joe Heiner per evitare di incorrere in uso improprio dell’immagine ed eventuali beghe legali tra la Warner e il golfista.

Frank Zappa – Hot Rats

Frank Zappa - Hot Rats

Hot Rats è il settimo album in studio dal 1966 di Frank Zappa ed il primo da solista dopo lo scioglimento dei Mothers Of Invention.

E’ veramente difficile scegliere un lavoro di Zappa, il problema è che il livello di ogni singolo album sfornato è eccelso, la mole musicale sin qui prodotta dall’italoamericano è frutto di un lavoro stacanovista e certosino che quasi sfiora il patologico… le 18 ore di composizione musicale giornaliera sono un ritmo insostenibile per quasi chiunque, se poi pensate che dietro non vi è nessun uso di sostanze stupefacenti vi rendete conto di quanto quest’uomo abbia dato alla musica, rinunciando praticamente a quasi tutti i sentimenti umani (un ritmo simile è stato tenuto da David Bowie poco prima della trilogia berlinese, quando vivendo a LA è riuscito a star sveglio 6 giorni consecutivi – più per merito della cocaina che per la voglia di lavorare – con tanto di avvistamenti alieni e paura dei complotti in ogni dove).

Hot Rats è un album, composto e arrangiato completamente da Zappa, caratterizzato dalle molte influenze jazz ed è quasi completamente strumentale (Willie the Pimp è l’unico brano cantato dal grande Don Van Vliet, conosciuto dai più come Captain Beefheart).

Secondo la critica Hot Rats è da considerare il primo album di jazz-fusion della storia, esso mette in luce il lato di Zappa sconosciuto ai più, quello di grande compositore di musica contemporanea pronto a spingersi sino al limite estremo della sperimentazione (grazie anche all’ausilio di tecniche di registrazione all’avanguardia per l’epoca, mixer a svariate tracce, sovraincisioni, accelerazioni e cazzi vari).

Durante le sessioni dell’album, Zappa, si è consultato col produttore di musica jazz Dick Bock che gli ha presentato il violinista Jean-Luc Ponty che ritroviamo in It Must Be a Camel ed in altre collaborazioni (successivamente anche in King Kong, un altro album di Zappa).

Un pensiero va sicuramente a quel mostro di musicista che è Ian Underwood, polistrumentista capace di suonare i fiati e le tastiere e di coprire la mole di lavoro di dieci musicisti. Anche Zappa, per quest’album, ha accantonato in parte la chitarra per suonare piano e batteria.

Peaches en Regalia è la canzone probabilmente più conosciuta di Frank Zappa, un capolavoro assoluto e forse uno dei brani più commerciali e di facile comprensione per via della melodia che cattura l’ascoltatore grazie ad un ritmo atipico (tre note riprodotte nello spazio di due), e ad un ossatura armonica composta da 4 temi principali. Direte: “Mecoglioni!“. Anche giustamente aggiungo.

Willie the Pimp, interpretato vocalmente da Captain Beefheart – amico di infanzia di Frank Zappa e autore di quel grande album che è Trout Mask Replica (prodotto dallo stesso Zappa) – ci racconta la storia di un pappone che parla, con allusioni sessuali, a una ragazza della sua scuderia. Uno dei classici temi alla Zappa.

E’ inutile inoltrarsi ulteriormente nelle spiegazioni dei brani considerando che si andrebbe incontro a dei tecnicismi che mi farebbero perdere i pochi lettori che ho, concludo dicendo che la cover del disco è una foto di Ed Caraeff (autore anche della copertina di Uncle Meat) scattata a Beverly Hills, che immortala una groupie amica di Zappa mentre fa capolino da una piscina vuota come se fosse uno zombie che esce da una tomba.