The Doors – The Doors

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Scrivere qualcosa sui The Doors è molto molto difficile… cosa mi metto a raccontare? Cioè è già stato detto tutto quanto, in tutti i modi possibili immaginabili.

Mi sono cacciato proprio in un cul-de-sac… però è anche vero che – di primo acchito – se una pagina dove si tratta di musica non scrive nulla sui The Doors fa la figura da pagina peracottara. Quindi qualcosa mi inventerò, sperando che l’ovvietà non domini questo articolo.

Cominciamo l’angolo Alfonso Signorini, la scelta dell’articolo è ricaduta sui The Doors oltre che per la relazione intercorsa tra Morrison e Nico, anche perché poco dopo la morte di Jim Morrison fu presa in considerazione – dai membri della band – l’idea di proseguire il progetto con Iggy Pop al microfono. Iggy e Nico sono due dei principali protagonisti di questo mini-ciclo; e non è finita qui!

Andy Warhol era invaghito del fascino di Jimbo, un’attrazione che rasentava il grottesco, tanto da voler svolgere il ruolo di voyeur durante lo zicchezzacche tra i due. Andy chiese a Jim di prender parte ad uno dei film che stava girando (I, A Man), ma il manager dei The Doors glielo impedì… tutto questo era giusto per mettere un po’ di ciccia nell’articolo.

Va bene dai, parliamo del disco di esordio di Morrison e amici bbelli, che è praticamente un best of: lo mettete sul piatto e via, vi immergete direttamente nelle loro poesie, in quelle meravigliose pentatoniche di Krieger, nelle atmosfere di Manzarek e nel tiro di Densmore. Ma cosa ha reso speciali i The Doors?

Jim Morrison.

Riduttivo? Forse, ma il carisma, la presenza scenica, il distacco e l’aura mistica, la capacità di essere feroce animale e al tempo stesso intellettuale, sono caratteristiche che non trovate in nessun altro.

Break On Through rompe gli schemi e inaugura il disco, il messaggio – che viaggia sopra ad una bossanova lisergica – è quello di aprire le porte della percezione (suggerite da Huxley nel suo The Doors of Perception) e spingersi verso orizzonti sconosciuti e inimmaginabili. Di fatto, mentre Huxley abusò di mescalina per scrivere le sensazioni vissute in prima persona, Morrison non seguì la ricetta fedelmente, sostituendo l’ingrediente principe con dosi di LSD (così dicono)…

La versione originale del brano non ebbe grande distribuzione radiofonica e fu ostracizzata dai baciamadonne puristi ammerigani per via del ritornello che incita in maniera esplicita all’uso delle droghe; perciò fu registrata una versione alternativa da poter trasmettere su Radio Maria nella quale “She gets high” diventa un ben più sobrio e insignificante “She gets…“. Fortuna che con gli anni siamo tornati all’originale… questa è stata solo la prima di una lunga serie di guai tra Morrison e l’opinione pubblica che lo porteranno ad essere un osservato speciale per l’FBI.

Altro celebre tentativo di censura è quello incorso all’ Ed Sullivan Show, dove Ed Sullivan in persona chiese a Morrison di modificare il testo di Light My Firehit nata dalla mente di Krieger – da “girl, we couldn’t get much higher” ad un più triste “girl, we couldn’t get much better“… insomma, è come se Pippo Baudo chiedesse ai Dari di cambiare il ritornello di Wale (Tanto Wale) arrogandosi il diritto di sostituire frasi e cambiando di fatto il senso della frase.

Va be, Morrison gli da il contentino “Certo Mr. Sullivan, sì sì”, e poi TAC! non cambia un cazzo…(è bellissimo vedere il sorrisino di Krieger sullo sfondo nel momento in cui Morrison decide di far come gli pare) Jim la canta in maniera naturale e non in modo forzato come viene riproposto nel film da Oliver Stone. Il povero vetusto conduttore si rifiutò di stringer la mano a Morrison una volta sceso dal palco, maledicendolo e dicendogli che non avrebbero più suonato nella sua trasmissione. Poco male Ed, ha vinto Jimbo, e di brutto.

Sempre a Light My Fire è legato un aneddoto che mostra l’integrità morale di Morrison, che impedisce l’utilizzo della canzone per uno spot televisivo della Buick, buttando di fatto 68mila dollari che gli altri 3 membri della band avevano accettato senza troppo rimuginarci sopra.

Tornando al disco è un susseguirsi di capolavori, con Soul Kitchen e Crystal Ship (canzone d’amore scritta da Jim Morrison alla ragazza con la quale aveva rotto recentemente, tale Mary Werbelow), proseguendo per Alabama Song (cover estratta dall’operetta Little Mahagonny di Kurt Weill – che musicò le parole di Bertolt Brecht e della collaboratrice Elisabeth Hauptmann) dove Jimbo intervenne su qualche verso. È un disco che corre veloce con il blues di Back Door Man e con il trittico stordito di I Look At You, End Of The Night e Take It As It Comes, preparatorio a The End, vera e propria carta d’identità della band.

Father?/ Yes, son?/ I Want To Kill You. Mother, I want to …

The End desterà scandalo alla prima esibizione al Whiskey A Go Go, quando Morrison – in un flusso di coscienza delirante di 12 minuti all’incirca – raggiunge il climax con questo verso che racconta un complesso di Edipo in piena regola. Ciò, come ha spiegato Manzarek, non significa che Morrison avrebbe voluto fare ciò ai suoi genitori, era solo per mettere un po’ di pathos nell’esecuzione.

Jim ci riassume il significato di The End in queste poche righe “Tutte le volte che ascolto questa canzone, significa sempre qualcosa di diverso per me. È cominciata come una semplice canzone di arrivederci… probabilmente per una ragazza [sempre per Mary Werbelow ndr], ma l’ho vista come un possibile arrivederci ad una certa infanzia. Veramente, non lo so. Penso sia sufficientemente complesso e universale nel suo immaginario che possa significare ciò che vuoi che significhi.”

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Buffalo Springfield – Buffalo Springfield

Buffalo Springfield - Buffalo Springfield

Il flusso di fricchinicchi in quel di Los Angeles nel 1966 (che diffondono una pandemia di pace, amore e chiasso) ha creato malumore nei cittadini, che esternano tutto il disappunto con una petizione offline (nonostante gli eventi abbiano avuto sviluppo nei pressi della UCLA, sfortunatamente per la cittadinanza, ARPANET non ha ancora preso vita). Emerge così il contro-disappunto da parte dei giovani e dei fricchinicchi – considerano tutto questo marasma sociale come una violazione dei diritti civili –  che organizzano una protesta di massa affrontata dai cops con una foga arruffona degna del miglior Kanye West incazzato.

Stephen Stills testimonia quello che succede prendendo carta e penna e scrivendo For What It’s Worth (conosciuta anche come Stop, Hey What’s That Sound, celebre verso presente nel ritornello). La canzone viene presentata con queste parole al produttore esecutivo Ertegun (lo stesso dei CSN): “Ho questa canzone qui, per quel che vale (for what it’s worth), se la vuoi”.

Tante volte erroneamente – come spiegato da Stills – l’opinione pubblica ed i critici hanno collegato questo brano alla sparatoria della Kent State (avvenuta 3 anni dopo e catturata da Young in Ohio, singolo spesso presente nelle edizioni successive di Déjà Vu).

Così uno dei fenomeni musicali più sottovalutati della storia prende forma e notorietà: i Buffalo Springfield, nati dall’incontro tra Stephen Stills, Neil Young e Richard Furay (oltre che Palmer e Martin). Non è stato un fuoco di paglia il loro successo, ma soprattutto la maggior parte dei membri non sono stati delle meteore; le avversità e alcune situazioni particolari hanno contribuito allo scioglimento della band dopo soli 2 anni e due eccellenze registrate in studio. La celebrità di Stills e Young cresce in questo periodo garantendo il successo postumo ai Bufali e rendendoli negli anni un cult. Alcuni li ricordano unicamente per For What It’s Worth divenuta un inno politico per tanti fricchinicchi e ragazzi degli anni ’60.

I natali del disco sono riconducibili alla presenza intensiva della band – seppur per un breve periodo – nel cartellone del Whiskey a Go Go, che ha fatto notare i Bufali ai produttori di Sonny e Cher. La registrazione del disco effettuata con un missaggio in stereo non ha reso giustizia – secondo Stills e Young – al reale valore delle composizioni della band, reputando di gran lunga superiori le registrazioni in mono fatte da loro stessi. Questa interpretazione riflette soprattutto il pensiero di Neil Young – che influirà poi nella sua discografia in maniera prepotente – in quanto il disco non rispecchia a pieno il sound intenso e viscerale che invece viene offerto dai Bufali durante le performance live, facendoli apparire diversi dalle loro intenzioni.

Una manciata di mesi dopo la commercializzazione dell’album, viene immessa nel mercato una versione con For What It’s Worth al posto della meno rinomata Baby Don’t Scold Me.

Nonostante Neil Young fosse il principale autore dei brani dopo Stills, i produttori hanno giudicato la voce di Nèllo non in linea con i canoni dell’epoca; per questo motivo alcuni suoi brani sono stati interpretati dalla voce classicheggiante di Furay, come nel caso del primo singolo Nowadays Clancy Can’t Even Sing (un brano che evidenzia già l’acerba capacità di Nèllo néllo scrivere un brano alla Petula Clark) o la sognante Flying On The Ground is Wrong con una struttura ed uno stile che evidenziano marcatamente la stima incondizionata di Nèllo nei confronti di Roy Orbison.

Piccola curiosità: Buffalo Springfield oltre ad essere il nome del gruppo e del primo disco, è anche il nome di un trattore dal quale è stato preso il nome. Se sei una brava persona, devi possedere questo disco.