Iggy Pop (David Bowie) – The Idiot

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Ho un ricordo distinto e ben definito di Iggy Pop che rimarrà impresso nella mia mente. Ero nel bagno di un ostello a Kazan quando mi trovo un libriccino, sopra al mobiletto, con un Iggy Pop a ciolla di fuori in una delle sue solite pose sgraziate. Sono delle cose che ti smuovono dentro e ti segnano nel profondo, dando il la a considerazioni del tipo: “Cazzo che schifo”  e “che ci ha trovato David Bowie in ‘sto viscidone tendineo?”.

Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora e per quanto si potrebbe scrivere un libro su quante volte David ha salvato le chiappette secche a Iggy, c’è da dire che l’ispirazione che ha esercitato su di lui Pop è stata veramente paragonabile ad uno tsunami.

Nel caso di The Idiot, Pop è stata palesemente la cavia di Bowie. La situazione è la seguente:

1) c’è da rilanciare la carriera di Iggy che – dopo Raw Power con gli Stooges – esce ed entra dalle cliniche e si fa di spade pesantemente (in questo periodo si scopre che la maggiorparte dei comportamenti di Iggy sono legati al suo disturbo bipolare, diagnosticato in tempo);

2) la voglia di approfondire le trovate di Station to Station è forte, la scelta è di optare per un sound mitteleuropeo e definito, ma al tempo stesso da rodare;

3) la RCA (etichetta che tra le sue file contava sia Bowie che Iggy) si fida di Bowie visto che è il suo artista di punta e non sbaglia un colpo – in termini di mercato – manco per errore.

Dopo aver prodotto Raw Power per gli Stooges, Bowie si appresta a comporre musica per un album di Iggy, e come lo fa? Andando in Francia allo Château d’Hérouville con una formazione improvvisata e componendo a tutto spiano. Si riappropria degli strumenti e registra parti di chitarra, di piano, di sax, cori e tutto ciò che gli capita per mano. Le sessioni sono sorprendentemente veloci, è quasi sempre buona la prima.

Vengono chiamati a dare corpo alle registrazioni di Bowie sia Laurent Thibault al basso (sarà presente anche in Low) che Michel Santangeli alla batteria. Quest’ultimo, rimandato a casa dopo due giorni credette di non esser stato considerato all’altezza da Bowie… invece anche per lui era buona la prima e promosso a pieni voti. Bowie compone tutte le musiche di The Idiot, e Pop dov’è? A gironzolare per lo studio a farsi venire idee per scrivere qualcosa di interessante – pratica quasi inutile considerato il desiderio d’improvvisazione di Pop.

A dare corpo alle registrazioni si aggiunge il trio magico Alomar/Davis/Murray, quello che ne consegue è un KABOOM, BABABOOM BEM. The Idiot è tanto Kraftwerk quanto funky, l’esatto anello mancante tra Station to Station e Low. Nightclubbing è la descrizione delle scorribande Berlinesi di Bowie e Pop che si recano nella capitale tedesca per mixare – precisamente nello studio di Giorgio Moroder – il disco insieme all’aiuto di Tony Visconti.

David registra la parte al piano e la drum machine in una notte, Iggy scrive il testo in 10 minuti – o meglio – lo improvvisa davanti al microfono come la maggiorparte delle volte. Ecco il  fulcro del sodalizio artistico tra Bowie e Pop, la ricerca di imitare l’improvvisazione al microfono in sede di registrazione, con primi tentativi presenti in Low e con più convinzione in Heroes.

Dopo Nightclubbing, come non menzionare China Girl (re-interpreatata da Bowie nel 1983 per aumentare il flusso di dindini ad un Pop nuovamente nel lastrico) ispirata a Kuelan Nguyen – fidanzata del cantante Jacques Higelin intento a registrare anch’esso allo Château – con la quale Pop ebbe una mezza tresca innamorandosene. La storia ebbe vita breve, ma è stata abbastanza lunga per ispirare China Girl. Anche in Tiny Girl, Pop ci dimostra una discreta voglia di fica.

Dum Dum Boys è cronaca della vita Poppiana negli Stooges, su suggerimento di Bowie, Iggy racconta quello che era vivere gli Stooges, in un flusso di coscienza beat e prossimo alla narrativa di Morrison.

The Idiot è pronto, nei suoi suoni dissonanti, metallici e storditi, ma c’è un problema… non può essere pubblicato ancora, eh no, deve essere messo in naftalina. Bowie non può permettere di fare uscire qualcosa di tanto inusuale dando i meriti a Iggy, prima che The Idiot vada sul mercato c’è da registrare Low e far capire a tutti chi è il vero artefice delle sonorità di The Idiot.

Come ultima forma di “controllo” Bowie suggerisce l’idea per l’artwork di The Idiot, nel quale Iggy si mette in posa imitando il dipinto espressionista Erich Heckel di Roquiarol, cosa che poi farà anche Bowie per Heroes imitando un altro ritratto di Roquiarol, Ritratto di un uomo.

Beck – Midnite Vultures

Beck - Midnite Vultures

Il 1999 è un anno prolifico musicalmente parlano, possiamo citare 13 dei Blur o Cousteau dell’omonima band, ma anche capolavori nazionali del calibro di Cristina D’Avena e i tuoi amici in TV 12 (volevo fare il figo ma non mi vengono in mente album targati 1999), il Millennium Bug ed il Giubileo sono alle porte e Nostradamus, antesignano mediatico dei Maya, minaccia i nostri sogni con previsioni apocalittiche.

In molti hanno criticato l’ultima pubblicazione del folletto alternative-underground di Los Angeles, ambasciatore e voce dei diritti di una Generazione X che ha contribuito al boom e all’espansione di MTV (quello vero, con la musica vera… non quel manipolo di vacche e ritardati che ci viene propinato ora), Beck Hansen (cognome materno) all’anagrafe Beck David Campbell, conosciuto semplicemente come Beck, ha cercato di variare questa volta, dopo Mellow Gold ed il super successo di Odelay, ma soprattutto dopo i suoni acustici di Mutations prova a sorprenderci con Midnite Vultures. Disco accolto tiepidamente da alcuni critici ed euforicamente da altri, supportato da un importante tour mondiale.

Innanzitutto la prima cosa che salta all’occhio è la cover, un collage misto all’uso di Paint (per chi non se lo ricordasse è uno dei software grafici più belli e versatili mai esistiti) che è stata creata a quattro mani da Beck e Michel Gondry.

Dal punto di vista musicale invece ciò che ha sempre contraddistinto Beck sinora è la pura sperimentazione, che anche in questo caso viene riproposta spaziando tra una moltitudine di generi musicali. Si possono sentire difatti delle influenze alla Prince nei falsetti, al funky di fine anni ’70, ai Kraftwerk e ai Velvet Underground.

La tracklist parte forte con Sexx Laws primo singolo dell’album, accompagnato da un video musicale diretto dallo stesso Beck che annovera Jack Black tra i protagonisti. Questo capolavoro visivo-concettuale è un tributo al film Mr.Freedom di William Klein, oltre alla presenza dei giocatori di football si aggiunge una chiave totalmente surreale che trova l’apice in un manichino con la testa da zebra che gira su se stesso suonando il banjo e in alcune ricostruzioni di B-movies degli anni a cavallo tra i ’60-’70 (sono presenti diverse versioni del video tra le quali una di 18 minuti!).

Anche Nicotine & Gravy, Mixed Bizness e Debra (rispettivamente traccia numero 2,3 e 11) sono accompagnate da dei video fighissimi stile fattoincasa-trash-grottesco-visionario-alternativo e quando dico alternativo intendo alternativo nel vero senso della parola (oggigiorno lemma troppo inflazionato nel contesto italiano, considerando che solitamente con musica alternativa italiana io intendo musica demmerda, comunque difficilmente Beck fallisce un videoclip). Debra è stata concepita per Odelay, ma la pubblicazione è slittata sino a Midnite Vultures.

Menzione d’onore va a Hollywood Freaks… che canzone!

P. S. Beck è un illuminato dalla Suprema Chiesa di Scientology (non credo sia il termine giusto per etichettare i seguaci di questa setta/credo o quello che è, fatto sta che mi piaceva definirlo in questa maniera) così come tanti altri artisti di egual caratura come ad esempio Tom Cruise, John Travolta, Will Smith, il compianto Isaac Hayes, Catherine Bell, Kirstie Alley, Giovanni Ribisi e Roby Facchinetti (perché inserire questa lista di gente affiliata a Scientology? Perché inserire Facchinetti? Non lo so, però aggiungo che la moglie di Beck è la sorella di Giovanni Ribisi, e dopo questo spazio Gossip disattivo la modalità Signorini e incrocio le dita per una collaborazione tra Facchinetti e Beck).