Ecco, c’era da scommetterci che si sarebbe incazzato… tutti lì a puntare il dito e a farglielo notare…
“Come sta Bowie? Dov’è?” “Iggy, anche per il prossimo album ti farai aiutare?”
Meglio distaccarsi un po’, dopo aver condiviso tutto… anche David lo ha capito, il tour di The Idiot è stato vissuto da comprimario: alle tastiere ai margini del palco. E’ stato divertente sì, ma al contempo è probante, inoltre Iggy ha tendenze – diciamo – autodistruttive.
“Quanta droga… mi stava uccidendo” Bowie ci fa capire che non è intenzionato a replicare seguendo Pop per il tour del prossimo disco, anche perché Berlino è un posto sicuramente migliore di L.A., ma anche lì non si scherza mica con l’eroina e Iggy ha modo di continuare con le vecchie abitudini. Lust For Life è il primo album registrato in toto nella capitale tedesca dalla coppia Bowie/Pop che convivono in un appartamentino senza pretese assieme a Coco Schwab (l’assistente di Bowie). Berlino è la città perfetta per poter campare tranquillamente la propria vita, senza assilli e senza dovere di celebrità, concentrandosi sui night club e bevendo come le spugne. Tant’è che Bowie, si fa crescere il baffo alla John Holmes e lascia le pippate di coca per delle sbornie degne di nota che sfociano in un alcolismo preoccupante.
The Idiot è stato un gran successo di pubblico e critica, ma c’è un malumore serpeggiante che sibila sempre più forte… “Iggy questo disco non suona come tuo”, “Dove è finita la carica degli Stooges?”, “Ecco un altro che si è imborghesito”.
“Sì, l’ho capito, grazie per l’aiuto David ma devo cominciare a camminare con le mie gambe”, sicuramente Iggy ha pensato questo e così come un adolescente, comincia a rivoltare le proprie frustrazioni verso il proprio padre artistico (padre della sua seconda vita artistica).
“Bowie era dannatamente veloce, rapido di testa” dice Iggy, “perciò dovevo essere più veloce di lui, altrimenti di chi sarebbe stato l’album?”. Così l’approccio di Iggy cambia radicalmente: le ore passate in studio, le levatacce e le nottate si fanno sempre più frequenti per approfittare dell’assenza di Bowie. Beh rispetto a The Idiot la differenza è sostanziale.
L’album ha un sound live che ben si discosta dal predecessore, anche in questo caso le sessioni di registrazione sono state molto rapide e con una amalgama diversa rispetto a The Idiot, dove non accadde mai di trovare più musicisti intenti a suonare allo stesso momento.
Ci sono sempre dei bei input di Bowie eh, ma qui Iggy calca la mano in maniera più decisa e in alcuni casi fa di testa propria ritornando alle proprie origini, più per tigna che per senso di ragione.
Si comincia con la title-track, con un testo improvvisato da Pop e riferimenti ai vizi che hanno contraddistinto la sua vita recente, come a dire “mi rendo conto che sto esagerando”, ma è Bowie che ha l’epifania ispirandosi ad una composizione musicale in codice Morse ascoltata alla televisione, della quale riproduce il ritmo all’ukulele. La canzone viene modellata su di un ritmo ipnotico e travolgente dai fratelli Sales e dalle chitarre di Gardiner e Alomar – che avevano già accompagnato il tour di The Idiot assieme a Bowie.
Ed è proprio nel lasso di tempo che separa la fine del tour al rientro negli studi il periodo nel quale Gardiner pensa il riff di The Passenger. Basta poco a Iggy per trovare le parole adatte da cucire a quel giro di chitarra, alcuni sostengono che la canzone descrivesse l’attitudine di Bowie di attraversare differenti generi musicali senza padroneggiarne alcuno con dovuta maestria, ma c’è anche chi crede che in The Passenger venga narrata la routine quotidiana di Pop nel prendere la metropolitana berlinese. Certo è che il coro di Bowie è tanto memorabile quanto il riff di Gardiner.
Lust for Life non è solo nella title-track o in The Passenger, certamente sono i brani che più spiccano, ma limitarsi a ciò significherebbe svilire un grande album, diverso da The Idiot ma non meno interessante. La venuta di Lust for Life nel mercato passò in sordina a seguito della morte di Elvis Presley – artista di punta della RCA – che avrebbe oscurato qualsiasi altra pubblicazione.
Sfortunamente, in quanto questo secondo album contiene brani simbolo di Pop, poi passati al successo internazionale per una riscoperta tardiva.